Parte dal Veneto il progetto Gamma Donna per fare conoscere gli esempi virtuosi di imprese che hanno saputo rialzarsi e rinnovarsi
PADOVA – «Idee semplici. Non importa se gli altri ci credono; anzi, di fronte a ciò che è innovativo, diverso, inatteso, gli altri scommetteranno contro di te. Devi crederci, portatore sano del gene del rinnovamento: ci sono passaggi complicati da gestire, me se ne esce solo con una buona dose di coraggio e, perché no, di arroganza intellettuale. Follia, per certi versi. Fame di sogno. Ma anche, capacità di proiezione – di sé e del proprio mondo – e di autorappresentazione nel contesto che si intende realizzare».
Questi, alla fine, sentimenti e motivazioni dominanti tra i premiati a “L’arte di re-inventarsi” (“percorsi regionali alla scoperta dell’Italia che innova”, evento organizzato dall’associazione GammaDonna) al San Gaetano di Padova.
Per esempio, la padovana 35enne Giada Caudullo, dell’azienda (di famiglia) Solgar Italia Multinutrient Spa, che ha lanciato l’accademia formativa di nutrizione, cucina e integrazione per i professionisti del benessere; «mettendo insieme medici e chef». Un format che intende lanciare sul territorio nazionale.
O altrimenti Marco Signorelli di Asolo (Treviso) che ha sviluppato, per una società che si occupa di abbigliamento, sensori intelligenti che percepiscono eventi esterni e, al verificarsi di date condizioni, danno vita ad azioni determinate. Per esempio? «Possono servire a riconoscere, a distanza, la caduta di una anziano». Signorelli, per trovare l’algoritmo giusto, ci ha speso del tempo; «ho rischiato – ha affermato – un bel po’, con i soldi; ho lasciato un lavoro sicuro, e ho dovuto fare tutto da solo». L’azienda, la 221E Srl, è una start-up legata alla fondazione “La fornace dell’innovazione”.
Quanto agli altri premiati: Andrea Ghello (Helty Srl di Vicenza, e altre); Alessandro Florio (Ale.mar Srl, Verona); Barbara Simionati (Bmr Genomics, Padova); e Annalisa Guerra (Annie Claire Quality Furniture Srl, Vicenza). Re-inventarsi.
Qual è la molla, in fondo? Perché se singoli, piccoli imprenditori cercano uno spiraglio per respirare, forse non tutto ha funzionato. Forse il sistema locale non è andato a dama.
È il quadro emerso nel confronto “Reinventare il territorio”, tra la vice-presidente Europa Ibm Isabella Chiodi, il docente di economia al Bo Andrea Furlan e l’assessore regionale al Lavoro Elena Donazzan, moderato dal direttore del Corriere del Veneto Alessandro Russello. E’ emerso un quadro complicato, con un sistema veneto non all’altezza delle aspettative. L’università, per esempio, «è troppo teorica – ha affermato Furlan -; non riesce a trasmettere quella visione a 360 gradi che consente di fare impresa. Si pensi al Mit (Massachussets Institute of Technology, Stati Uniti): una macchina che ha generato 4mila nuove imprese per miliardi di fatturato. Da noi, non è andata così.
Eppure l’imprenditorialità è una disciplina che si potrebbe trasmettere». Imprenditori non si nasce. Ma tutti si nasce in un luogo, il Veneto, incapace di raccontarsi, di vendersi. «In effetti – ha affermato la Chiodi – è prevalsa una cultura piagnona, rivendicativa, ma che non mette in rilievo le eccellenze; sarebbero opportuno, invece, dei movimenti di opinione “positivi”». La Donazzan, invece, si è soffermata su strategie e iniziative messe in atto della Regione sul versante della formazione (suo referato). «Parlo di “buona” formazione – ha detto – che è il ponte per far crescere le imprese e far nascere nuovi posti di lavoro. Nel Veneto trasformato di oggi, il lavoro non è un diritto ma un’opportunità».
Da: Il Corriere Del Veneto