È stato quel che si definisce: un successone!
Evento patrocinato dall’associazione AIDDA.
So che non spetterebbe a me dirlo, potrei sembrare un po’ di parte, ma c’ero e ho visto la gente sgomitare per entrare, ho visto il pubblico in piedi pur di assistere, ho visto andare a ruba il libro, le persone fare la fila per l’autografo della Professoressa Arslan e ho sentito gli applausi, tanti, calorosi, spontanei. C’ero e mi sono sentita orgogliosa, emozionata, e, con un forte senso di appartenenza, mi sono messa in posa per la foto di rito sul palco con le amiche dell’Associazione Talenti di Donna. C’ero poi, durante il cocktail che si è tenuto nel cortile del Teatro Bibiena, palazzo cinquecentesco della famiglia Gonzaga, c’ero a festeggiare la nostra Presidente Edy Della Vecchia che con tenacia e passione, con forza e determinazione in questi tre anni ha reso sempre più importante e noto il progetto “Scrittrici ritrovate” pensato e voluto inizialmente dall’imprenditrice Mara Borriero. Così, grazie all’idea primigenia di Mara, angelo ispiratore di Talenti di Donna, e grazie soprattutto all’amicizia e alla condivisione, nasce la collana “Scrittrici Ritrovate”.
La nostra associazione svolge attività di valorizzazione dei talenti femminili in tutti gli ambiti ed è composta da un gruppo di imprenditrici e professioniste venete che ha pensato di creare oltre che business, valori, rieditando opere di scrittrici dimenticate dalla storia e dalla storia della letteratura, ripensando alla cultura come motore di sviluppo ed azione strategica d’impresa.
Per quelli non presenti e dopo aver letto le lusinghiere recensioni che hanno anticipato e seguito il nostro reading teatrale, posso qui di seguito raccontare in poche righe, comunque insufficienti, com’è andata il 3 settembre a Mantova, alle ore 17.00 al Teatro Bibiena, all’apertura del Festival della Letteratura, il nostro evento: “La voce autentica di Matilde Serao”, il reading della straordinaria Nicoletta Maragno de ‘Il Ventre di Napoli’, edito con un’elegante copertina caravaggesca per Talenti di Donna da Biblos.
Ricco e denso quest’anno, il settimo, lo spettacolo di drammatizzazione dell’opera della Serao: infatti il lavoro di riduzione e adattamento teatrale, svolto dall’attrice e regista Nicoletta Maragno, sul romanzo, è stato accompagnato da una ricerca sul repertorio musicale napoletano riproponendo sonorità e atmosfere partenopee. Il lavoro musicale è stato condotto in collaborazione col il gruppo padovano La Piccola Bottega Baltazar, nella sua formazione completa con Giorgio Gobbo voce e chitarra, Sergio Marchesini alla fisarmonica, Antonio de Zanche al contrabbasso e Graziano Colella alle percussioni. Con la loro sensibilità e passione si sono dedicati a questo progetto, riarrangiando nella loro sapiente visione i brani che hanno eseguito e cantato dal vivo, accompagnati in alcuni momenti dai movimenti di Elena Friso, danzatrice padovana di grande espressività fisica, reduce da esperienze internazionali a fianco di Malou Airaudo e Mark Sickarek della scuola di Pina Bausch.
Le immagini e i filmati che abbiamo visto scorrere, attingevano ad un vasto e affascinante repertorio cinematografico dedicato a Napoli: da L’oro di Napoli di Vittorio De Sica a Paisà di Roberto Rossellini, a Le mani sulla città di Francesco Rosi, oltre che alla colta scelta delle fotografie artistiche in bianco e nere dedicate a Napoli e sempre di repertorio.
Non hanno bisogno di presentazione né l’attrice Nicoletta Maragno, voce solista calda e ricca di sfumature del reading , che in passato ha lavorato per più di un decennio al fianco di Giorgio Strhaeler partecipando a numerosissimi spettacoli con la sua regia oltre che a fianco di registi e attori come: Maurizio Scaparro,Giorgio Albertazzi, Valeria Moriconi, Carlo Giuffrè, e altri; che ha recitato in alcuni film per la regia di Silvio Soldini e di Carlo Mazzacurati, e ha partecipato alle produzioni teatrali del Teatro Stabile del Veneto e collaborato con l’Università di Padova attraverso lavori teatrali su temi di interesse sociale legati alle politiche di genere e alle pari opportunità. Tantomeno ha bisogno di una presentazione la Prof.ssa Antonia Arslan che sin dall’origine è stata la curatrice di questa ricercata raccolta. La Prof.ssa Arslan è scrittrice e saggista italiana di origine armena. Laureata in archeologia, è stata professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea all’Università di Padova. È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d’appendice e sulla “galassia” delle scrittrici italiane. Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, La masseria delle allodole (Rizzoli), che ha vinto il Premio Stresa di narrativa e il Premio Campiello e da cui poi venne tratto l’omonimo celebre film diretto dai fratelli Taviani.
Per come viene ricordata nelle antologie, Matilde Serao, che è stata editata dopo Emilia Salvioni, Contessa Lara, Neera, Caterina Percoto, Marchesa Colombi, Ada Negri; viene tratteggiata come una verista minore, una narratrice a forte tinte, che racconta storie infelici abbondando in colore napoletano. Antonia Arslan, esperta di letteratura femminile, sovverte i cliché e ci restituisce piuttosto la figura di una donna eccentrica e determinata, giornalista di indiscussa autorevolezza, fondatrice e direttrice di diverse testate e quotidiani che la resero una presenza ingombrante ma determinante e leggendaria a cavallo tra ‘800 e ‘900; rappresentando per le donne italiane un modello di riferimento per forza e cultura, per originalità e autonomia.
Il suo Ventre di Napoli è un capolavoro frammentario ma potente, nato come inchiesta giornalistica sul campo dopo la terribile epidemia di colera del 1884, pubblicato dapprima a puntate su un giornale romano e successivamente in volume.
Ma ben più che un’inchiesta, è un’appassionata rivisitazione degli splendori passati e delle miserie attuali di una città amatissima, una città-madre, di cui la Serao svela il lato oscuro, il ventre malato appunto, con una scrittura ampia e sontuosa,mai però morbosa, mai barocca, venata di pietà e di indignazione. Il lettore è condotto così, con mano ferma, attraverso la sollecitazione di tutti i sensi, alla scoperta dei quartieri immondi e oscuri dove il popolo di Napoli, che tanto amerebbe il sole e la luce, è costretto ad ammucchiarsi per sopravvivere, ai limiti dell’estenuazione. Nei fetidi fondaci, dove si consumano pallide vite, il decadimento fisico e quello morale vanno di pari passo, e Matilde, attenta cronista e moderno Virgilio, racconta le microstorie della sua gente con la pietà impassibile di un narratore di razza.